TORU HAMADA

FACTORY

作業場風景
イタリア・スポレート市の美術館で開催した濱田亨近作展

2018年10月27日から2019年2月24日まで、
イタリア・スポレート市の美術館で濱田亨近作展を開催します。
以下はその案内です。

TORU HAMADA The discipline of constant doubt
edited by Gianluca Marziani and Italo Bergantini

We are pleased to announce the inauguration of the TORU HAMADA exhibition, scheduled for SATURDAY OCTOBER 27th at 12:00 in Spoleto at the Palazzo Collicola Arti Visive. The exhibition is organized by Gianluca Marziani and Italo Bergantini, in collaboration with Romberg Contemporanea. After the placement of one of his Carrara marble sculpture in front of the Teatro Nuovo in June, during the Festival dei Due Mondi, (Festival of the two worlds), today a large exhibition arrives that tells us about his poetic and inspired painting …

Toru Hamada’s life resembles the elaborative cycle of his art. First of all, one feels the atavistic bond with Japan, ascribable to a state of being that privileges atmospheric silence, the firmness of his sight, the discipline between body and spirit. At the same time, one feels his second home in Europe, first in Pietrasanta and then in the French countryside of Saint-Lubin-de-la-Haye, two places of solid culture that have welcomed the man and the artist. Asia and Europe, two continents that today draw his adult conclusions in this Umbrian experience, in the heart of a Spoleto that has always conceived the harmony between distant worlds. Toru Hamada, during the summer of 2018, placed a sculpture in front of the Teatro Nuovo, in front of the first stage in the city of the Festival dei Due Mondi; a symbolic collocation that exalts the very soul of the work, its opening in white marble, that great atmospheric eye that connects the entrance of the theatre to the roofs of the ancient city. Today we are inside Palazzo Collicola Arti Visive, the contemporary art museum that embodies the hybrid propulsion of the visual arts. Here the pictorial works of a human and artistic journey stretch out, a bumpy and at the same time sinuous path, in the direction of what is possible and plausible, in the harmonious heart of a chromatic orchestra.

Toru Hamada molds himself onto the world like the shape of water: to adapt to its momentary paths, to the cycle he is elaborating, to the inspirations that guide him during a given period. This means not falling into the division between genres and themes but mixing citations and memories, recreating poetic matter, a pictorial humus that reasons like inspired biology. The whole arc of his career can be read in the “parental” ties between one cycle and the other, never in the separation of moments but always in the release between a first, a during and an after. Decades of work that show us an author now in metaphysical space and now outside specific time, slowly navigating in his idea of chaos to be ordered. Proceeding within the multiplicity of the present, within a stream of colours, elements, noises, smells … it is here that the artist combines dystonic and dissonant forms, accumulating elements, sewing together unexpected and courageous dialogues, putting together what often could not live together. His is a holistic and Babel vision, a sort of continuous cycle in which he sometimes invents from scratch, other times he starts from a personal memory, while others he unites characters from different periods. Decades of pictorial work that simulate the complexity and heterogeneity of an existence, where the plurality of the painting reflects the very principle of human life.

The painting and the collagism of TH generate inner landscapes, labyrinths and intertwining of the soul, geographies of colour that flow like a river of pigments. The various thematic moments have a common denominator: they are pieces concluded in an ideal figurative pentagram, stratified compositions that reason like oceans of narrative colour. Within those colours events arise, sometimes human figures, faces, animals, objects, numbers … everything is suspended, a silent flight within the thickness of colour, a sea of colour and lives, the scattered but not missing notes of a special observer,

The profound discipline of TH is revealed in the way the picture unites rather than disperses. Campiture, colours and contaminations seem to have a very high entropy: thinking and doing are so fused that gesture becomes is a continuous sewing of colours, a slow construction that reasons with engineering balance. You hear an inspired and melodious quid, a music in which the violence of gesture became the martial rite (Thai Chi) of arms in the air, cleaving the atmosphere with discipline and resoluteness. A sound that recalls the aurora borealis, a flood of poetic colours that, in reality, conceals a violent meteorology. Certain painting truly resembles the nature of the Planet: a melody of gestures and colours that hide the roughness and the drama, the passion and the fear, the courage and the patience. A double soul that arises from the controlling of movements but also from knowing when things should be left to chance, to the signs of destiny, to unexpected currents.

PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE

Piazza Collicola, 1 Spoleto
The exhibition finises Sunday 24th February 2018

www.toruhamada.com
Catalogue Romberg Edizioni
Press Office: Romberg Arte Contemporanea
Contact: Chiara T +39 334 710 5049 – artecontemporanea@romberg.it

Information: www.palazzocollicola.it
https://www.facebook.com/PALAZZOCOLLICOLA

Contact for Palazzo Collicola: info@palazzocollicola.it
Contact for Museum: ufficiostampa@sistemamuseo.it

LA DISCIPLINA DEL DUBBIO COSTANTE

Gianluca Marziani
La disciplina del dubbio costante… una frase che sembra il titolo di un film orientale ma che qui rivela l’attitudine complessa di Toru Hamada, la sua spinta metodica e rigorosa, il suo spirito empatico e rivelatorio, le sue idee e il modo di condurle.

Disciplina che coincide con la paziente elaborazione delle tecniche, con la costanza sentimentale e la qualità sensoriale, con il dinamismo armonioso dei gesti lenti, simili ad un Thai Chi che fende il quadro come pura trasparenza da carezzare. La disciplina di TH implica un legame fluido col mondo esterno, sorta di navigazione lenta e costante, in direzione del prossimo orizzonte, assecondando le onde, scoprendo isole, varcando soglie. Ogni pezzo diviene una barca che assorbe il ciclo della navigazione, un oggetto solido che trasporta sguardi, esperienze, emozioni, messaggi. Fateci caso, le opere di TH non hanno una geografia fisica d’appartenenza, al contrario diluiscono i confini perimetrali, dialogano con quelle venute prima e quelle create dopo, sono come gli oceani che accolgono il viaggio ma annullano qualsiasi varco o barriera. La disciplina di TH è figlia dell’acqua, la stessa scultura in marmo vive il paradosso di una leggerezza liquida, simile a gocce in forma solida, senza tensioni geometriche, senza fratture disarticolate.

Dubbio costante che coincide con la veggenza di orizzonti lontani, con la consapevolezza che essere artista sia uno stato metafisico e mai un obiettivo funzionale. Dubbio costante che elimina il traguardo definitivo a favore di tante tappe intermedie, una dopo l’altra, seguendo il ritmo della curiosità filosofica, del guardare sempre in avanti, della connessione con l’interezza del vivere.

La disciplina del dubbio costante è la frase che accompagna e racchiude il senso di Toru Hamada per l’arte visiva… un bellissimo esempio di viaggio mentale nelle molteplici nature del mondo esterno, dove l’artista è il viaggiatore simbolico che affronta l’oceano misterioso, in avanti verso le luci del prossimo faro, verso isole d’approdo, verso nature da scoprire. L’arte diventa così un ossigeno vitale: inspirazione per assorbire elementi del mondo, espirazione per restituire la forma simbolica che sia sintesi e metafora del mondo. Un respiro regolare, costante, senza le aritmie nevrotiche di certo occidente, senza l’isteria sincopata del mondo contemporaneo. TH ci sussurra una cosa fondamentale: che possiamo usare il meglio del nostro presente ma non subendo la dittatura tecnocratica, ricordandoci l’autonomia metafisica del mondo interiore, le esigenze primarie di un corpo sul Pianeta, alimentando i sostantivi della Bellezza universale e gli aggettivi della Potenza individuale.

Toru Hamada si plasma sul mondo come la forma dell’acqua: per adattarsi ai percorsi momentanei, al ciclo che sta elaborando, alle ispirazioni che lo guidano nel dato periodo. Questo significa non cadere nella divisione tra generi e tematiche ma mescolare citazioni e memorie, ricreando materia poetica, un humus pittorico che ragioni come una biologia ispirata. L’arco della carriera si legge nei legami “parentali” tra un ciclo e l’altro, mai nel distacco tra momenti ma sempre nel rilascio tra un prima, un durante e un dopo. Decenni di lavoro che raccontano un autore ora dentro lo spazio metafisico ora fuori dal tempo specifico, in lenta navigazione nella sua idea di caos da ordinare. Un procedere dentro la molteplicità del presente, dentro un profluvio di colori, elementi, rumori, odori… è qui che l’artista unisce forme distoniche e dissonanti, accumulando elementi, cucendo dialoghi inaspettati e coraggiosi, mettendo assieme ciò che spesso non potrebbe convivere. La sua è una visione olistica e babelica, sorta di ciclo continuo in cui talvolta inventa da zero, altre volte riparte da una personale memoria, altre ancora unisce caratteri di periodi diversi. Decenni di lavoro pittorico che simulano la complessità e l’eterogeneità di un’esistenza, dove la pluralità del quadro rispecchia il principio stesso della vita umana.

La disciplina di TH si rivela nel modo in cui il quadro unisce anziché disperdere. Campiture, colori e contaminazioni sembrano avere un’entropia altissima: pensare e fare sono talmente fusi da rendere il gesto una continua cucitura di colori, una costruzione lenta che ragiona con equilibrio ingegneristico. Mi accade con TH ciò che ho già vissuto con altri autori giapponesi, penso all’energia compressa del gruppo Gutai, alle esplosioni cromatiche di Shozo Shimamoto, alla tensione fluida di Hidetoshi Nagasawa. Le loro opere descrivono il risultato di un processo metodico, di una disciplina cadenzata, di una catarsi muscolare che raggiunge un apice espressivo. E’ evidente quanto il modo di pensare si trasformi in una maniera di agire, pensiero e azioni che vivono una fusione talmente pulita da rilasciare qualcosa di armonico, melodioso, in emozionante equilibrio. Davanti a TH ho sentito un quid ispirato e melodioso, una musica in cui la violenza del gesto diventava il rito marziale (Thai Chi) delle braccia nell’aria, a fendere l’atmosfera con disciplina e risolutezza. Una sonorità che mi ricorda l’aurora boreale, profluvio di colori poetici che cela, in realtà, una meteorologia violentissima. Certa pittura somiglia davvero alle natura del Pianeta: melodia di gesti e colori che nasconde asprezze e drammi, passione e paura, coraggio e pazienza. Una doppia anima che nasce dal controllo dei movimenti ma anche dal sapere quando va lasciato spazio al caso, ai segni del destino, alle correnti inaspettate.

INSPIRAZIONE e SCULTURA

Prendere ossigeno coincide con il comprimere l’idea in un blocco di materia solida. Per TH significa far coincidere la complessità con un volume asciutto, di estrema compattezza, semplice senza mai essere elementare. Il marmo è la materia elettiva, l’unica che offre morbidezza nella sua qualità minerale, la migliore per dare anima liquida ad un corpo solido. Le sculture finora prodotte ragionano come corpi interiori, geometrie spirituali che somigliano a moloch arcaici, volumi alieni, figure esoteriche. In realtà sono il doppio complementare dei quadri, un dialogo tra pieni e vuoti che nasconde e rivela ma dove non te lo aspetti, con senso metafisico e labirintico, in costante equilibrio tra natura naturans e artificio umano.

ESPIRAZIONE e PITTURA

Rilasciare ossigeno coincide con lo scarico catartico, un’azione liberatoria che vibra sulle superfici assorbenti. La pittura e il collagismo di TH generano paesaggi interiori, labirinti e intrecci dell’anima, geografie del colore che fluiscono come un fiume di pigmenti. I vari momenti tematici hanno un comune denominatore: sono brani conclusi in un ideale pentagramma figurativo, composizioni stratificate che ragionano come oceani di colore narrativo. Dentro quei colori nascono eventi, talvolta figure umane, volti, animali, oggetti, numeri… tutto è sospeso, un volo silenzioso negli spessori del colore, un mare cromatico di vite ed esperienze, appunti sparsi ma non dispersi di un osservatore speciale, figlio devoto del grande Novecento, con la testa e il cuore che carezzano Henri Matisse e Paul Klee.

La vita di TH somiglia al ciclo elaborativo della sua arte. Si sente, in primis, il legame atavico col Giappone, ascrivibile ad uno stato dell’essere che privilegia il silenzio atmosferico, la fermezza dello sguardo, la disciplina tra corpo e spirito. Al contempo, si sente la seconda patria in Europa, prima a Pietrasanta e poi nella campagna francese di Saint-Lubin-de-la-Haye, due luoghi di solida cultura che hanno accolto l’uomo e l’artista. Asia ed Europa, due continenti che oggi tirano le somme adulte in quest’esperienza umbra, nel cuore di una Spoleto che da sempre concepisce l’armonia tra mondi lontani. Toru Hamada, durante l’estate 2018, ha posizionato una scultura davanti al Teatro Nuovo, di fronte al primo palcoscenico nella città del Festival dei Due Mondi; una collocazione simbolica che esalta l’anima stessa dell’opera, la sua apertura nel marmo bianco, quel grande occhio atmosferico che connette l’ingresso del teatro ai tetti della città antica. Oggi siamo dentro Palazzo Collicola Arti Visive, il museo d’arte contemporanea che incarna la propulsione meticcia delle arti visive. Qui si distendono le opere pittoriche di un viaggio umano e artistico, un percorso accidentato e al contempo sinuoso, verso le direzioni del possibile e del plausibile, nel cuore armonico di un’orchestra cromatica. Un viaggio che, come ogni percorso d’avventura, necessita di un’isola in cui approdare per poi ripartire. Un peregrinare che si ferma per alcuni mesi a Spoleto, avvicinandosi idealmente al cuore della Collezione Collicola, ricreando dialoghi a distanza con gli autori esposti. Un lungo viaggio chiamato Toru Hamada: uomo; artista; amico; messaggero di viaggi mentali.